Scrittoio del Monco

Il nome deriva dalla scultura di una mano sinistra tagliata e scuoiata collocata sull’architrave della porta con il motto Recisa quiescit, tagliata riposa. Era la saletta adibita al disbrigo della corrispondenza: d’Annunzio, non potendo o non volendo rispondere a tutti, ironicamente si dichiarava monco e dunque impossibilitato a scrivere. Gli armadi sono gli unici mobili del Vittoriale provenienti dalla Capponcina, la famosa villa presso Firenze abitata dal poeta dal 1898 al 1910. Sull’architrave degli scaffali quattro sentenze: “E chi non ha sepoltura è coperto dal cielo”, “Acciocché tu più cose possa più ne sostieni”, “Se tu vuoi che la tua casa ti paia grandissima, pensa del sepolcro” e “Niuna casa è si piccola che non la faccia grande uno magnifico abitatore”. Sul soffitto, un motivo di mani stilizzate con i motti spagnoli “Tuerto y derecho” e “Todo es nada”. Fra gli oggetti vi è il vaso Libellula, realizzato a Murano su disegno di Vittorio Zecchin intorno al 1914-1915.